1. Выберите правильный вариант:
1. La figliastra era pigra.
2. La figliastra era laboriosa.
3. La figliastra era disutile.
4. La figliastra era furba.
2. Подберите синонимы:
mangiapane – lavaggio —
allegro – carro —
lavoro – scala —
casa – asino —
3. Вставьте пропущенное слово:
1. Trovò una casa piena di gatti, tutti _____________.
2. Quando si alzarono, la ragazza sparecchiò tavola, sciacquò i piatti dei gatti, scopò _________ e mise in ordine.
3. Mamma, abbiamo lavorato tutti, ma questa ________ ha lavorato più di noi.
4. Mentre la __________ buona e laboriosa, se la sposò un bel giovane.
4. Выберите нужный глагол:
Alla ragazza ________ una galletta d’orzo bagnata nell’aceto, e ai suoi gattini maccheroni e carne.
1. prese
2. diede
3. fece
4. pose
5. Выберите нужный предлог:
a – di – in
1. La ragazza va e va, e invece _______ cicoria trova un cavolfiore: un bel cavolfiore grosso grosso.
2. Mamma mia, ho trovato certi gattini, li ho aiutati _____ lavorare e m’hanno fatto ____ regali.
3. Quando arrivò ______ casa così conciata, più brutta ____ una scoppiettata, la mamma ne ebbe tanta rabbia che morì.
4. Alzò il capo, e le cadde una stella ____ fronte.
6. Поставьте глаголы в нужную форму:
1. Quella ciondolona (camminare) (camminare), (trovare) il cavolfiore, lo (tirare), e (scendere) dai gatti.
2. Quando (arrivare) a casa così conciata, più brutta di una scoppiettata, la mamma ne (avere) tanta rabbia che (morire).
3. Gatta mia, ora (bisognare) che (andarsene), se no mia mamma mi (sgridare).
4. La ragazza (farsi) dare la scopa da un gatto e lo (aiutare) a spazzare, a un altro (prendere) in mano i panni sporchi e lo (aiutare) a lavare, all’altro ancora (tirare) la corda del pozzo, e a uno (infornare) le pagnotte.
7. Ответьте на вопросы:
1. Che cosa dovè cogliere la figliastra?
2. Perché la seconda ragazza non aveva voglia di camminare?
3. Quanti gatti c’erano nella casa?
4. Perché Mamma Gatta premiò la figliastra?
5. Raccontare il testo.
Ответы:1. La figliastra era laboriosa.
3.
1. Trovò una casa piena di gatti, tutti affaccendati.
2. Quando si alzarono, la ragazza sparecchiò tavola, sciacquò i piatti dei gatti, scopò la stanza e mise in ordine.
3. Mamma, abbiamo lavorato tutti, ma questa ragazza ha lavorato più di noi.
4. Mentre la sorellastra buona e laboriosa, se la sposò un bel giovane.
4. diede.
5.
1. La ragazza va e va, e invece di cicoria trova un cavolfiore: un bel cavolfiore grosso grosso.
2. Mamma mia, ho trovato certi gattini, li ho aiutati a lavorare e m’hanno fatto dei regali.
3. Quando arrivò a casa così conciata, più brutta di una scoppiettata, la mamma ne ebbe tanta rabbia che morì.
4. Alzò il capo, e le cadde una stella in fronte
Le tre casette
Una povera donna morendo chiamò le tre figliole e così parlò: – Figlie mie, fra poco sarò morta e voi rimarrete sole al mondo. Quando non ci sarò più, fate così: andate dai vostri zii e fatevi costruire una casetta per ciascuna. Vogliatevi bene. Addio. – E spirò. Le tre ragazze uscirono piangendo. Si misero per via e incontrarono un loro zio, stuoiaio. Disse Caterina, la più grande: – Zio, nostra mamma è morta; voi che siete così buono, fatemi una casetta di stuoie. E lo zio stuoiaio le fece la casetta di stuoie. Le altre due sorelle andarono innanzi e incontrarono un loro zio, falegname. Disse Giulia, la seconda: – Zio, nostra mamma è morta; voi che siete così buono, fatemi una casetta di legno. E lo zio falegname le fece la casetta di legno. Rimase solo Marietta, la più piccina, e continuando la sua via s’imbatté in un suo zio, fabbro. – Zio, – gli disse, – la mamma è morta; voi che siete così buono, fatemi una casetta di ferro. E lo zio fabbro le fece la casetta di ferro. Sulla sera venne il lupo. Andò alla casetta di Caterina e picchiò all’uscio. Caterina chiese: – Chi è? – Sono un povero pulcino, tutto bagnato; aprimi per carità. – Vattene; sei il lupo e mi vuoi mangiare. Il lupo diede una spinta alle stuoie, entrò e si mangiò Caterina in un boccone. Il giorno dopo le due sorelle andarono a far visita a Caterina. Trovarono le stuoie sfondate, e la casetta vuota. – Oh, poverette noi! – dissero. – Di certo la nostra sorella maggiore l’ha mangiata il lupo. Verso sera tornò il lupo e andò alla casetta della Giulia. Bussò, e lei: – Chi è? – Sono un pulcino smarrito, dammi asilo per pietà. – No, sei il lupo, e mi vorresti mangiare come mia sorella. Il lupo diede una spinta alla casetta di legno, spalancò l’uscio, e della Giulia ne fece un boccone. Al mattino la Marietta va a far visita alla Giulia, non la trova e dice tra sé[74]: “Il lupo l’ha mangiata! Povera me, sono rimasta sola a questo mondo”. In sul far della notte[75] il lupo venne alla casetta della Marietta. – Chi è? – Sono un povero pulcino intirizzito, ti prego, lasciami entrare. – Vattene che sei il lupo e come hai mangiato le mie sorelle vorresti mangiare me. Il lupo dà uno spintone all’uscio, ma l’uscio era di ferro come tutta la casa e il lupo si ruppe una spalla. Urlando dal dolore corse dal fabbro. – Aggiustami la spalla, – gli disse. – Io aggiusto il ferro, non le ossa, – disse il fabbro. – Ma io le ossa me le sono rotte col ferro, quindi sei tu che me le devi aggiustare, – disse il lupo. Allora il fabbro prese il martello e i chiodi e gli aggiustò la spalla. Il lupo tornò da Marietta e si mise a parlarle vicino all’uscio chiuso: – Senti, Mariettina, per colpa tua mi son rotto una spalla, ma ti voglio bene lo stesso. Se domattina vieni con me, andiamo per ceci in un campo qua vicino. La Marietta rispose: – Sì, sì, – ma, furba com’era, aveva capito che il lupo voleva solo farla uscir di casa per mangiarsela. Perciò l’indomani si alzò prima che facesse giorno, andò al campo dei ceci e ne raccolse una grembiulata. Tornò a casa, mise a cuocere i ceci e gettò le bucce dalla finestra. Alle nove venne il lupo. – Mariettina bella, vieni con me per ceci. – No, che non ci vengo, balordo: i ceci li ho già raccolti, guarda sotto la finestra e vedrai le bucce, annusa il fumo che viene dal camino e sentirai l’odore, e a te non resta che leccarti le labbra[76]. Il lupo era fuori di sé dalla stizza, ma disse: – Fa niente[77], domattina ti vengo a prendere alle nove e andremo per lupini. – Sì, sì, – disse la Marietta, – alle nove t’aspetto. Invece anche stavolta s’alzò per tempo[78], andò al campo di lupini, ne colse una grembiulata e li portò a casa a cuocere. Quando venne il lupo a prenderla, mostrò le bucce fuor dalla finestra. Il lupo tra sé giurava vendetta, ma a lei disse: – Ah, birichina, me l’hai fatta! E sì che io ti voglio tanto bene! Domani, vedi, dovresti venire con me in un campo che so io. Ci sono delle zucche che sono una meraviglia, e ne faremo una scorpacciata. – Sí, che ci verrò, – disse la Marietta. Al mattino, corse al campo delle zucche prima di giorno, ma questa volta il lupo non aspettò le nove; e corse anche lui al campo delle zucche per mangiarsi la Marietta in un boccone. Appena la Marietta vide il lupo da lontano, non sapendo dove scappare, fece un buco in una grossa zucca e ci si appiattò dentro. Il lupo, che sentiva odor di cristiano, annusa tra le zucche, gira e rigira e non la trova. Allora pensò: “Sarà già tornata a casa. Me ne farò una scorpacciata di zucche io da solo”, e cominciò a mangiar zucche a crepapelle[79]. La Marietta tremava sentendo il lupo che si avvicinava alla sua zucca, pensando che l’avrebbe mangiata con lei dentro. Ma quando arrivò alla zucca di Marietta il lupo era ormai sazio. – Questa qui che è così grossa, – disse, – voglio portarla in regalo alla Marietta per farmela amica. – Addentò la zucca e reggendola coi denti. galoppò alla casetta di ferro e la buttò dentro la finestra. – Mariettina mia! – disse. – Guarda che bel regalo che t’ho portato. La Mariettina, ormai al sicuro in casa sua, sgusciò fuori dalla zucca, chiuse la finestra, e dietro i vetri fece le corna al lupo. – Grazie, amico lupo, – gli disse, – io ero nascosta nella zucca e tu m’hai portata fino a casa. Il lupo, a sentir questo, sbatteva la testa contro le pietre. La sera nevicava. La Marietta si scaldava al focolare, quando senti un rumore giù per la canna del camino. “Questo è il lupo che viene a mangiarmi”, pensò. Prese un paiolo d’acqua e lo mise sul fuoco a bollire. Piano piano, piano piano, il lupo scende per il camino, spicca un salto credendo di saltare addosso alla ragazza e invece casca nell’acqua bollente e resta cotto. Così la scaltra Marietta si liberò dal nemico e visse tranquilla per tutta la sua vita.
Упражнения1. Выберите правильный вариант:
1. Il lupo ha mangiato la sorella maggiore.
2. Il lupo ha mangiato la seconda sorella.
3. Il lupo ha mangiato tutte le tre sorelle.
4. Il lupo ha mangiato Caterina e Giulia.
2. Perché il lupo non poteva rompere la casa di Marietta?
1. La casa era di ferro.
2. Il lupo era molto debole.
3. La casa era di mattone.
4. la casa era di pietra.
3. Вставьте пропущенные слова:
1. Allora il fabbro prese ________ e i chiodi e gli aggiustò la spalla.
2. Così la scaltra Marietta si liberò dal nemico e visse _________ per tutta la sua vita.
3. La Mariettina, ormai al sicuro in casa sua, sgusciò fuori dalla zucca, chiuse la finestra, e dietro i vetri fece ________ al lupo.
4. Perciò l’indomani si alzò prima che facesse giorno, andò al campo dei ceci e ne raccolse una _____________.
4. Выберите нужный глагол:
Tornò a casa, mise a cuocere i ceci e _________ le bucce dalla finestra.
1. buttò
2. gettò
3. ruppe
4. portò
5. Выберите нужный предлог:
di – a – per – in
1. Perciò l’indomani si alzò prima che facesse giorno, andò ___ campo ____ ceci e ne raccolse una grembiulata.
2. Il lupo, ___ sentir questo, sbatteva la testa contro le pietre.
3. ____ mattino, corse ____ campo ____ zucche prima ___ giorno, ma questa volta il lupo non aspettò le nove; e corse anche lui ___ campo ___ zucche ____ mangiarsi la Marietta ___ un boccone.
4. Sono un povero pulcino, tutto bagnato; aprimi ____ carità.
6. Поставьте глаголы в нужную форму:
1. Il lupo (dare) uno spintone all’uscio, ma l’uscio (essere) di ferro come tutta la casa e il lupo (rompersi) una spalla.
2. Così la scaltra Marietta (liberarsi) dal nemico e (vivere) tranquilla per tutta la sua vita.
3. La Mariettina, ormai al sicuro in casa sua, (sgusciare) fuori dalla zucca, (chiudere) la finestra, e dietro i vetri (fare) le corna al lupo.
4. Le altre due sorelle (andare) innanzi e (incontrare) un loro zio, falegname.
7. Ответьте на вопросы:
1. Che cosa si ruppe il lupo?
2. Perché il lupo non potette rompere la casa di Marietta?
3. Dove si nascose Marietta?
4. Come si chiama la sorella maggiore?
5. Raccontare il testo.
Ответы:1. Il lupo ha mangiato Caterina e Giulia.
2. La casa era di ferro.
3.
1. Allora il fabbro prese il martello e i chiodi e gli aggiustò la spalla.
2. Così la scaltra Marietta si liberò dal nemico e visse tranquilla per tutta la sua vita.
3. La Mariettina, ormai al sicuro in casa sua, sgusciò fuori dalla zucca, chiuse la finestra, e dietro i vetri fece le corna al lupo.
4. Perciò l’indomani si alzò prima che facesse giorno, andò al campo dei ceci e ne raccolse una grembiulata.
4. gettò
5.
1. Perciò l’indomani si alzò prima che facesse giorno, andò al campo dei ceci e ne raccolse una grembiulata.
2. Il lupo, a sentir questo, sbatteva la testa contro le pietre.
3. Al mattino, corse al campo delle zucche prima di giorno, ma questa volta il lupo non aspettò le nove; e corse anche lui al campo delle zucche per mangiarsi la Marietta in un boccone.
4. Sono un povero pulcino, tutto bagnato; aprimi per carità.
Il contadino astrologo
Un Re aveva perduto un anello prezioso. Cerca qua, cerca là, non si trova. Mise fuori un bando[80] che se un astrologo gli sa dire dov’è, lo fa ricco per tutta la vita. C’era un contadino senza un soldo, che non sapeva né leggere né scrivere, e si chiamava Gàmbara. “Sarà tanto difficile far l’astrologo? – si disse. – Mi ci voglio provare”. E andò dal Re. Il Re lo prese in parola[81], e lo chiuse a studiare in una stanza. Nella stanza c’era solo un letto e un tavolo con un gran libraccio d’astrologia, e penna, carta e calamaio. Gàmbara si sedette al tavolo e cominciò a scartabellare il libro senza capirci niente e a farci dei segni con la penna. Siccome non sapeva scrivere, venivano fuori dei segni ben strani[82], e i servi che entravano due volte al giorno a portargli da mangiare, si fecero l’idea che fosse un astrologo molto sapiente. Questi servi erano stati loro a rubare l’anello, e con la coscienza sporca che avevano, quelle occhiatacce che loro rivolgeva Gàmbara ogni volta che entravano, per darsi aria[83] d’uomo d’autorità, parevano loro occhiate di sospetto. Cominciarono ad aver paura d’essere scoperti, e non la finivano più con le riverenze, le attenzioni: “Sì signor astrologo! Comandi, signor astrologo!” Gàmbara, che astrologo non era, ma contadino, e perciò malizioso, subito aveva pensato che i servi dovessero saperne qualcosa dell’anello. E pensò di farli cascare in un inganno. Un giorno, all’ora in cui gli portavano il pranzo, si nascose sotto il letto. Entrò il primo dei servi e non vide nessuno. Di sotto il letto, Gàmbara disse forte: – E uno! – il servo lasciò il piatto e si ritirò spaventato. Entrò il secondo servo, e sentì quella voce che pareva venisse di sottoterra: – E due! – e scappò via anche lui. Entrò il terzo: – E tre! I servi si consultarono: – Ormai siamo scoperti, se l’astrologo ci accusa al Re, siamo spacciati. Così decisero d’andare dall’astrologo e confessargli il furto. Noi siamo povera gente, – gli fecero, – e se dite al Re quel che avete scoperto, siamo perduti. Eccovi questa borsa d’oro: vi preghiamo di non tradirci. Gàmbara prese la borsa e disse: – lo non vi tradirò, però voi fate quel che vi dico. Prendete l’anello e fatelo inghiottire a quel tacchino che c’è laggiù in cortile. Poi lasciate fare a me. Il giorno dopo Gàmbara si presentò al Re e gli disse che dopo lunghi studi era riuscito a sapere dov’era l’anello. – E dov’è? – L’ha inghiottito un tacchino. Fu sventrato il tacchino e si trovò l’anello. Il Re colmò di ricchezze l’astrologo e diede un pranzo in suo onore, con tutti i Conti, i Marchesi, i Baroni e i Grandi del Regno. Tra le tante pietanze fu portato in tavola un piatto di gamberi. Bisogna sapere che in quel paese non si conoscevano i gamberi, e quella era la prima volta che se ne vedevano, regalo d’un Re d’altro paese. – Tu che sei astrologo, – disse il Re al contadino, – dovresti sapermi dire come si chiamano questi che sono qui nel piatto. Il poveretto di bestie così non ne aveva mai viste né sentite nominare. E disse tra sé, a mezza voce: – Ah, Gàmbara, Gàmbara. Sei finito male. – Bravo! – disse il Re, che non sapeva il vero nome dei contadino. – Hai indovinato: quello è il nome: gamberi! Sei il più grande astrologo del mondo.